Nell’attesa di una giornata di sole…

Con la festa del 1 maggio si celebra il lavoro e i lavoratori (vedi articolo dedicato) ed è occasione unica non solo per non dimenticare le lotte per la conquista dei diritti del lavoro e riflettere sulla loro importanza, ma anche per concedersi una pausa gradevole e divertente, tempo permettendo, con scampagnate, gite fuoriporta e pic nic sul prato. In questa giornata, c’è un binomio alimentare gustoso, sano e particolarissimo, caro ai romani secondo un’antica tradizione: quello delle fave e del pecorino.


Gli abitanti di Colli Aniene e Tor Sapienza possono accedere facilmente al Parco della Cervelletta senza spostarsi fuori porta, evitando il traffico e risparmiando tempo: un’occasione unica per godersi la festa del 1° Maggio. La mattina con una visita guidata organizzata dalla nostra Associazione, lungo i sentieri alberati, alla scoperta di un luogo suggestivo e denso di storia e, al termine della visita, per chi lo desidera, per consumare insieme il pranzo al sacco nel grande prato sottostante l’antico Casale ma soprattutto per concedersi il piacere di gustare fave, pecorino e vino, all’insegna del benessere e del divertimento.
Dal punto di vista nutrizionale, le fave sono ottime come fonte di ferro, vitamine, acido folico, sono ottime per ridurre il colesterolo, perdere peso e migliorare la luminosità della propria pelle. Per quel che riguarda il pecorino romano, invece, oltre ad avere un sapore gradevolissimo e ad avere un’alta digeribilità, si tratta di un alimento ricco di calcio, vitamina E, D e A, proteine e magnesio. L’introduzione nell’alimentazione di questo cibo aiuta a prevenire numerose malattie e a migliorare l’attività del cuore.
La storia di questi ingredienti ripercorre le origini della civiltà romana. Il pecorino, infatti, conduce direttamente alla Roma antica, dove per moltissimo tempo venne considerato l’alimento adatto per i legionari e i soldati che lo consumavano prima di scendere in battaglia. Le fave invece ci portano all’antica Grecia dove originariamente questo alimento veniva legato alla morte e a diverse (e curiose) superstizioni. Ad esempio il celebre Pitagora considerava il baccello della fava come il simbolo dell’accesso al regno dei morti e si pensava che i semi della fava contenessero le anime dei defunti. Anche per questo motivo, ancora oggi, a Roma il 2 novembre (giorno dedicato alla commemorazione dei defunti) si preparano le cosiddette fave dei morti, un dolce a base di cannella e mandorla caratterizzati dalla forma tipica della fava.
Dopo aver pranzato all’aperto immersi nella bellezza che circonda il prato, ricordiamoci di non inquinare l’ambiente con comportamenti inadeguati, facendo attenzione a non danneggiare l’area protetta, a non lasciare carte, bicchieri o avanzi sul posto.
Ai bordi estremi del prato, lungo il filare di alberi che lo delimitano, talvolta si possono osservare cavalli liberi nel loro elegante procedere, segno di una vitalità che generosamente viene offerta alla vista dei visitatori.

A cura di Anna Maria Virgili

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