Settembre, i segni del cambiamento

Nell’immaginario collettivo, l’arrivo di Settembre coincide con la fine della pausa estiva e con la conseguente ripresa delle normali attività scolastiche e lavorative. Così anche per la nostra Associazione, significa la ripresa delle visite guidate e delle attività culturali che si organizzano per promuovere la conoscenza di un patrimonio unico, quale è il Parco e il Casale della Cervelletta.
La natura comincia a manifestare i primi segni del cambiamento e il bosco con il sopraggiungere di una nuova stagione assume un fascino particolare attraverso i colori, dalle tonalità verdi, gialle, rosse o nocciola e la valanga di profumi, le linee del paesaggio e, passata la calura, l’aria più fresca che ci invita a lunghe passeggiate.
Gli alberi cambiano e allo stesso modo, quando una stagione della nostra vita arriva ad una svolta, tutto il nostro essere si prepara ad accogliere il cambiamento, ad elaborarlo e viverlo sino in fondo, con una nuova consapevolezza che ci permette di vedere il mondo non più come lo vedevamo prima, ma con uno sguardo diverso. Noi siamo come gli alberi, facciamo parte della natura e da essa traiamo energia, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo.
Addentrandoci sempre di più in mezzo agli alberi, lungo i sentieri, è possibile entrare in sintonia con questo ambiente silvano, sentire l’odore dell’acqua e della terra, il fruscìo vibrante delle foglie o gli innumerevoli, talvolta impercettibili, rumori e versi di creature nascoste nell’erba o nelle cortecce dei tronchi.
Formiche, ragni, cavallette, lucertole. bruchi, farfalle, coccinelle, lumache, lombrichi, larve e piccoli insetti: tutto un mondo che popola il sottobosco, il regno delle erbe, dei muschi, delle felci che amano l’ombra e l’umidità.

Quale sensazione vitale proviamo al tatto delle molteplici erbe che crescono lungo il cammino, tra la cromaticità del verde nelle sue calde e infinite sfumature e come è bello perdersi tra le varietà dei pioppi bianchi, neri e cipressini, tra gli olmi dalla folta chioma, tra i sambuchi carichi di grappoli maturi, le robinie, i salici bianchi e quelli dai rami ricadenti sull’acqua!
Relitti di tronchi ci riportano indietro nel tempo, e l’albero ultracentenario che abbiamo battezzato “il Patriarca” evoca storie, miti e leggende se sappiamo ascoltarlo.

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