Il Parco della Cervelletta si trova nella valle dell’Aniene, in un’area delimitata dalla via Tiburtina e dalla via Collatina, estesa circa 9 km quadrati e di notevole interesse naturalistico, storico ed archeologico. La sua formazione geologica risale a più di trecentomila anni fa, quando il Vulcano Laziale, ossia il complesso dei Colli Albani, un tempo vulcano attivo, nella sua fase eruttiva invase il bacino dell’Aniene, colmando le depressioni vallive. Nel successivo periodo di erosione e di escavazione del tufo depositatosi, il territorio assunse il suo nuovo aspetto, caratterizzato da un’ampia valle fluviale con zone di impaludamento e di basse colline tufacee. L’origine vulcanica del terreno è testimoniata dagli imponenti giacimenti di tufo lungo il corso dell’Aniene, sfruttati fin dall’epoca romana. La prima fase di popolamento della zona risale a circa duecentomila anni fa, al termine della glaciazione rissiana. L’ambiente, particolarmente umido per la presenza dell’Aniene e delle paludi, era costituito da boschi di querce ed era popolato da numerosi animali come l’elefante (sono state rinvenute trenta zanne, alcune lunghe più di tre metri) , l’ippopotamo, il rinoceronte, il cervo, il cavallo, il cinghiale ed alcuni uccelli acquatici, ma soprattutto sono stati rinvenuti resti riferibili all’uomo pre-neandertaliano, una forma arcaica di homo sapiens. I più importanti siti preistorici sono stati ritrovati nelle zone di Ponte Mammolo, Ripa Mammea, Casal De’ Pazzi e fanno riferimento a sparuti gruppi di uomini che non si insediarono stabilmente nella zona, ma che si spostavano in piccoli gruppi (nomadi, cacciatori-raccoglitori) seguendo i percorsi naturali lungo i crinali dei colli. Più tardi, nel XIV sec.a.c., impararono ad attraversare le colline, i corsi d’acqua, a spostarsi lungo rotte più brevi per trasferire le greggi dai monti dell’Abruzzo al Mar Tirreno e per scambiare i prodotti. Per secoli, dunque, la valle dell’Aniene fu percorsa da rotte di transumanza e antichi tratturi sono stati riutilizzati più tardi, in età romana, per la costruzione della via Tiburtina e della via Collatina. I primi abitati proto-urbani sorsero nell’VIII secolo a.C.: Coenina, presso La Rustica e Collatia. Coenina sorgeva in una zona intermedia tra Roma (che allora si stava formando) e Gabii, lungo una via di comunicazione con la Campania. Essa era un importante centro commerciale come attestano anche i corredi funebri rinvenuti nelle necropoli che documentano un tenore di vita ricco ed elegante. Parallelamente all’espandersi di Roma, entrò in conflitto con essa: la leggenda, infatti, ricorda i Caeninenses, i Crustumini e gli Antemnati come gli abitanti di quei villaggi prossimi a Roma che insieme ai Sabini furono coinvolti nel celebre “Ratto”. L’acropoli di Collatia, invece, sorgeva presso l’Aniene su uno sperone tufaceo oggi occupato dal castello medievale di Lunghezza. Secondo la tradizione, l’epoca repubblicana di Roma, si apre con il suicidio di Lucrezia che si sarebbe tolta la vita proprio in questa zona. La leggenda ricorda, infatti, che Lucrezia si uccise in seguito al disonore causatole da un figlio di Tarquinio il Superbo e per vendicarsi suo marito, Lucio Tarquinio Collatino, sollevò il popolo contro il re etrusco e lo costrinse a rifugiarsi a Cerveteri. Così, nel 509 a.C., Roma divenne una repubblica. Nel secolo successivo si andò sempre più affermando l’egemonia di Roma che procedette alla monopolizzazione dei traffici commerciali che avevano alimentato gli insediamenti arcaici lungo l’Aniene. A causa di ciò l’abitato di Caenina perse la sua importanza, mentre Collatia divenne un semplice luogo di villeggiatura. L’espansione romana non fu solo di tipo commerciale, ma anche militare, quindi furono costruite grandi strade che collegavano i vari nuclei assoggettati. Fra queste la Tiburtina, che univa la città con Tibur, l’odierna Tivoli e la Collatina, che appunto conduceva a Collatia, oggi Lunghezza. Con ogni probabilità nella prima età repubblicana fu costruito un ponte di legno che attraversava l’Aniene, ma solo in età tardo-repubblicana assistiamo alla costruzione di un solido ponte in pietra, l’antico Ponte Mammolo. In quest’epoca l’organizzazione territoriale sembra ormai gravitare attorno alle due strade principali. Fra la Tiburtina e la Collatina sorse una rete di diverticoli, strade secondarie, all’interno della quale il territorio si frazionò in numerosi possedimenti fondiari: il cosiddetto “fundus” repubblicano.
Diversi saggi di scavo, effettuati tra il 1980 ed il 1982, hanno riportato alla luce nella zona di Ripa Mammea i resti di una grande villa sull’Aniene, a carattere residenziale, dotata di terrazzamenti e di un approdo fluviale per l’attracco delle barche sulle quali veniva caricato il tufo delle vicine cave di Ponte Mammolo. Si presume che il ponte di Ripa Mammea derivi dall’esistenza, in età romana, di queste imponenti strutture di pietra: “Mammea” sarebbe, infatti, una variazione popolare di “Marmorea”. In età imperiale assistiamo ad un notevole aumento degli insediamenti nella zona e ad una conseguente crescita del sistema stradale secondario che, in epoca repubblicana, era sorto tra la Tiburtina e la Collatina. Le strade secondarie, come quelle maggiori, vengono lastricate ed alberate. Uno dei diverticoli, staccatosi dalla Tiburtina all’altezza di Ponte Mammolo, attraversava l’odierna Colli Aniene e si arrampicava sul poggio della Cervelletta per arrivare fino alla Collatina ed alla Prenestina. Attualmente nei pressi del casale sono ancora visibili alcuni basoli del suo lastricato, che oggi compongono il muretto a destra dell’ingresso principale, dal quale si può avere una visione sull’intera valle sottostante. In quest’epoca cominciano a sorgere in questa zona delle vere residenze di campagna della nobiltà romana e si comincia ad affiancare all’agricoltura il commercio di generi voluttuari con la città. In seguito alle numerose opere di bonifica, che vennero effettuate a partire dall’età imperiale, il suolo divenne fertilissimo ed adatto ad ogni genere di cultura e di pascolo. Il paesaggio tutto a basse colline, doveva presentarsi come una tranquilla distesa di orti, frutteti, pascoli, boschi, ville e fattorie. Senza dubbio il monumento romano più importante della zona è l’antico Ponte Mammolo che fu costruito in età repubblicana e subì numerosi rimaneggiamenti durante l’impero. Forse per questo, quando nel III sec. d.C. il Ponte fu restaurato dall’imperatore Alessandro Severo, gli fu dato il nome di Mammolo (dal nome della madre di Alessandro, Giulia Mammea). Un’altra ipotesi invece vuole che “Mammeus”, analogamente a Ripa Mammea, derivi dall’aggettivo “Marmoreus”. Un altro importante monumento dell’età augustea è l’acquedotto Vergine (Aquae Virgo). Il suo percorso sotterraneo tocca le località di Tor Sapienza, Bocca di Leone e Gottifredi. L’opera fu progettata da Agrippa, braccio destro di Augusto e fu inaugurata il 9 giugno dell’anno 19 a.C. e, secondo leggenda, deve il suo nome ad una vergine che avrebbe rivelato il luogo della sorgente.
Passeggiata alla Cervelletta
Dossier Cervelletta – Introduzione
Molte sono le pagine scritte e le immagini dedicate al casale e la tenuta della Cervelletta. Il fascino di questo ambiente riporta magicamente a tempi antichi (1200 -1900), dominati dal silenzio di spazi aperti nel verde, dai casali, dalle torri che punteggiavano l’Agro Romano. Come per incanto ci si trova immersi nell’atmosfera illustrata da tanti scrittori e pittori del passato. Qualche immagine non è certo sufficiente a rappresentarne le emozioni. Per chi vuole, la Cervelletta, solitaria e negletta, sta lì: a regalare la propria bellezza e importanti suggestioni; sta lì, retaggio della storia culturale, sociale, scientifica e naturalistica di Roma e della Campagna Romana.
La sua presenza è documentata dalle antiche cartografie. Nei passaggi proprietari è testimoniato l’evolversi sociale ed economico della città di Roma; nelle presenza di straordinari personaggi (i coniugi Celli), la transizione verso una società che si organizza sul piano culturale e scientifico. Impronte di un passato remoto rinnovato nel moderno conflitto tra una urbanizzazione troppo spesso brutale e dal costituzionale diritto al paesaggio, alla bellezza, alla salvaguardia del territorio.
Cittadini/e dei territori del (IV e V Municipio), fin dagli anni ’80, hanno affrontato un percorso decisamente impegnativo per la tutela, la salvaguardia e il restauro conservativo della Cervelletta.
Indubbiamente i risultati più esaltanti sono stati : la legge regionale di iniziativa popolare per l’istituzione del “Parco della Cervelletta” e la permuta con l’immobiliare Tirrena Spa per l’acquisizione al patrimonio Comunale della tenuta della Cervelletta (2001).
Per il resto il silenzio delle Istituzioni, sollecitate in infinite occasioni, è stato assordante : i fondi per il restauro del Casale sempre promessi, talvolta stanziati, non sono mai arrivati.
Per circa 15 anni il volontariato ha supplito alla salvaguardia da parte delle Istituzioni.
Anni fatti di amore per quel bene storico, per quel paesaggio. Impegno civile e generosità hanno costruito occasioni e strumenti culturali a favore della collettività e nel massimo rispetto di un bene pubblico posto sotto la massima tutela.
Le Istituzioni, dal quel 2001, hanno omesso dalla propria azione amministrativa la tutela del paesaggio e del patrimonio storico (art. 9 della Costituzione); per incuria pressapochismo, cialtronismo, la scelta politica è stata la delega al volontariato, alibi di un non intervento.
Ma tempi e costumi cambiano: le attuali logiche di profitto e di mercato hanno pervaso la cultura politica e sociale. La Cervelletta viene “messa a reddito” e al volontariato si sostituisce, nell’ombra di una Determinazione Dirigenziale, l’attività commerciale e l’interesse economico.
Proteste individuali o collettive valgono a poco. La fiera continua. Si costruisce da più parti una base di informazioni, di analisi, di consapevolezza; si promuovono azioni di contrasto agli atti dei poteri pubblici che sembrano andare contro l’interesse pubblico.
In tutto questo fermento, nessuna azione contro qualcuno né a favore di altri: c’è invece la consapevolezza diffusa per la difesa del patrimonio pubblico, per la salvaguardia del suolo e del paesaggio, per una cultura che sia tale e non merce.
C’è il bisogno di costruire insieme, nel rispetto e nella condivisione degli obiettivi e degli strumenti. Se c’è un bene comune, istituzioni, associazioni, cittadini, devono lavorarci insieme: ognuno con le proprie responsabilità.
Dossier Cervelletta – dal 1200 al 2014
La tenuta della Cervelletta si compone di un casale medievale e del suo borgo rurale, tra il quartiere Colli Aniene e Tor Sapienza. Un frammento della memoria storica di Roma che dal 1200 ha resistito fino ai nostri giorni. La struttura, fra le pochissime ormai rimaste in Regione, si compone di una torre medievale, alta 27 metri, e di un casale gentilizio costruito nel 1630 (fonte Wikipedia). In sintesi questa la storia della proprietà della tenuta:
- Basilica Lateranense (della Volpaia 1547)
- Tra il 1606 e il 1628 è della famiglia Sforza
- Messo all’asta (1628) è acquisito dal Cardinale Scipione Borghese
- Nel 1835 casale e fondo agricolo passano al Duca Salviati
- Nel 1951 acquistata da due finanziarie edilizie (la Tirrena e la Magis)
- Nel 2001, tramite permuta con la Tirrena, il Comune di Roma acquisisce al patrimonio pubblico il Casale e il borgo
La vocazione agricola della tenuta si sviluppo fortemente nella prima metà del ‘800, quando il fondo e il casale passò alla famiglia Salviati, che realizzò la bonifica del territorio, attraverso opere di canalizzazione delle acque tuttora visibili nella tenuta. La malaria era diffusa nella Campagna Romana fin dall’antichità e solo negli ultimi anni dell’Ottocento, dopo che Roma diventa Capitale, ha inizio una seria e sistematica profilassi. Nella profilassi antimalarica si distingue la stazione sanitaria organizzata da Angelo Celli e sua moglie Anna Fraentzel alla Cervelletta.
Dal dopoguerra agli anni settanta la tenuta e il casale subirono un lento declino, fino alla nascita del nuovo quartiere Colli Aniene. La lotta per la Cervelletta nasce negli anni ’80, nel quartiere Colli Aniene ancora in costruzione; in quella realizzazione non mancarono speculazioni e raggiri a danno dei cittadini e del territorio. I primi abitanti del quartiere iniziarono le lotte per la salvaguardia della tenuta della Cervelletta; l’allarme per il destino dell’antico borgo della Cervelletta fu giustificato anche da ipotesi di trasformazione del “castello” e dell’area agricola circostante in albergo e residenze di lusso e da progetti di ulteriore urbanizzazione.
Nel tempo l’impegno dei cittadini e il loro associazionismo di scopo (Circolo “La Torre” , il Comitato per il “Parco della Cervelletta”, “Insieme per l’Aniene”), è stato continuo e articolato coinvolgendo il mondo della cultura, le Istituzioni, forze politiche e sociali. Il patrimonio comune della Cervelletta è il frutto di una straordinaria mobilitazione civile che ha attraversato questi ultimi trenta anni ottenendo importanti risultati: l’istituzione del “Parco della Cervelletta” (legge regionale di iniziativa popolare), l’inserimento del Parco nella Riserva Naturale della “Valle dell’Aniene” (1997) e infine l’acquisizione nel 2001 da parte del Comune di Roma: la Cervelletta diventa patrimonio pubblico. Tra i cittadini protagonisti di questo successo si vuole ricordare la maestra Marina Tranquilli, che ha seguito tutte le lotte e le mobilitazioni per la Cervelletta, fino a diventare Presidente di Insieme per l’Aniene (fino al 2006), associazione costituita a partire dai comitati cittadini “storici” delle aree lungo le due rive dell’Aniene, e che per conto dell’ente regionale Roma Natura gestisce le attività ambientali e culturali nella Riserva naturale Valle dell’Aniene.
Con l’acquisizione del comune di Roma, l’iniziativa dei cittadini diventa sempre più concreta; con l’infaticabile guida del prof. Domenico Pietrangeli (diventerà Mimmo Cervelletta) si organizzano percorsi educativi e di promozione sociale per far conoscere i caratteri storici, culturali e ambientali della Tenuta. Questo video dimostra come l’area e il casale vengono considerate di grandissimo valore culturale e ambientale per tutto il quadrante orientale. Si organizzano presentazione di libri, letture di poesie, mostre, concerti di musica, dibattiti, incontri, ricorrenze storiche, teatro, cinema, messa a dimora ed adozioni, da parte degli alunni, di alberi tipici delle zone palustri. Viene allestito un museo degli strumenti agricoli e una importante biblioteca ferquentata da numerose scuole.
Si realizzano studi tecnici per il recupero conservativo e la valorizzazione;
per manutentare e risanare le parti in degrado o pericolanti si ricercano fondi e stanziamenti troppo spesso promessi, talvolta stanziati, mai arrivati. Ma si va sempre avanti, senza cedere sugli obiettivi e formulando nuove proposte.
Ma proprio nel corso della Conferenza Urbanistica del IV Municipio (23 giugno 2014 – 5 novembre 2014) e nei tavoli di lavoro di lavoro si articolano nuove proposte <mettere link> per l’utilizzo della Cervelletta, altrove si “decide” altro…